venerdì 26 settembre 2014

Le Iene e La Terra dei Fuochi: qualche precisazione

Il servizio de "Le Iene" di mercoledi 24 settembre, relativo agli interventi effettuati (o non effettuati) nella Terra dei Fuochi in quest'anno di studi, di proteste, di decreti e di litigi ha lasciato un po' tutti senza parole, in quanto si è mostrato uno Stato "assente", poco attento alle esigenze ed alle emergenze della sua popolazione.


Qualche osservazione, però, è d'obbligo, perché da un lato il servizio è stato girato nel mese di luglio 2014 ed in questi mesi c'è stato qualche piccolo cambiamento nella situazione e dall'altro lato è necessario soffermarci a riflettere su quanto sta accadendo, per poter ben distinguere dal "problema Terra dei Fuochi" e lo "spettacolo Terra dei Fuochi".

Ma andiamo con ordine:

1) Il servizio è iniziato con la denuncia dell'inefficienza del Decreto "Terra dei Fuochi" di dicembre 2013, convertito in legge a febbraio 2014, in quanto lo stesso Decreto prevede sanzioni penali per chi si macchia del reato di "combustione dei rifiuti", ma, come hanno dimostrato nel servizio, l'abbandono (ed il conseguente incendio) di rifiuti continua indisturbato, senza controllori e sanzionatori. Probabilmente questo è il problema PIU' GRAVE della Terra dei Fuochi, dove gli incendi di rifiuti sono all'ordine del giorno ed i fumi da essi derivanti risultano estremamente dannosi per la salute umana, liberando interferenti endocrini (es diossine).

2) E' stato mostrato che, anche in zone sequestrate ed interdette alla coltivazione, si è continuato a coltivare indisturbati, senza alcun intervento da parte delle istituzioni, intervenute solo dopo segnalazione da parte de Le Iene stesse. Al di là della motivazione e della fondatezza dell'intervento, la legge va applicata e rispettata, se ti si dice che non puoi coltivare, non puoi coltivare. Se poi si dimostra che il sequestro è illegittimo, si può agire per vie legali per essere ripagati delle gravi perdite apportate dal (inutile) sequestro.

3) E' stato sottolineato che, nella mappatura effettuata dopo il Decreto Terra dei Fuochi, sono state confrontate le foto aeree del 1997 ed attuali relative alle medesime zone, per individuare eventuali cave riempite nel tempo. Il tecnico intervistato ha evidenziato che la maggior parte delle cave sono state riempite negli anni PRECEDENTI al 1997, per cui sarebbe stato più opportuno, per lo scopo prefissato, utilizzare foto aeree dei primi anni '80 e non del 1997. Sostanzialmente non sappiamo quale sia stato il motivo per cui è stato scelto il 1997 come anno di riferimento, ma c'è da sottolineare che non tutte le discariche derivanti da cave abbandonate devono per forza essere illegali e piene di rifiuti pericolosi. Infatti la normativa prevede proprio l'utilizzo di queste cave dismesse per QUALUNQUE tipo di discarica, anche di rifiuti urbani, quindi, ben venga il confronto con le foto aeree degli anni '80, ma con la consapevolezza che i riempimenti potrebbero essere stati effettuati per legalissime discariche di rifiuti urbani. Naturalmente, sarebbero i successivi approfondimenti a determinare, poi, la natura dei rifiuti lì sotterrati.

4) Dall'inizio della procedura dei sequestri (sia dei pozzi che dei terreni) tante analisi sono state effettuate sia sulle acque che sui prodotti. Al momento (ultima sentenza della Corte di Cassazione del 19 settembre 2014) non è stata dimostrata alcuna contaminazione e quasi tutti i sequestri sono stati annullati. Come già spiegato nel punto 2), però, questo non giustifica il comportamento di chi, incurante degli interventi, ha infranto il divieto continuando a coltivare.

5) Bisogna fare attenzione quando si parla di "contaminazione dei prodotti coltivati". I processi chimici che avvengono tra il suolo e le piante che vi crescono sopra sono estremamente delicati ed anche complessi. Non basta la sola presenza di una sostanza nel suolo per far sì che tale sostanza venga assorbita dalla pianta. Introduciamo, con l'occasione, il concetto di biodisponibilità

La biodisponibilità è la frazione di un nutriente che un organismo è in grado di assorbire e di utilizzare per le proprie funzioni fisiologiche. 
La biodisponibilità può variare in relazione a numerosissimi fattori, dipendenti in parte dalla natura della sostanza ed in parte dalle caratteristiche dell'organismo che lo assume. Come tali, questi fattori si distinguono in:
  1. intrinseci, legati cioè al tipo di vegetale che è stato coltivato (apparato radicale, nutrienti richiesti, ecc)
  2. estrinseci, legati cioè alla fonte nutrizionale: forma chimica del minerale, interazione con altri nutrienti, pH, trattamenti tecnologici, presenza di fattori antinutrizionali che ne limitano l'assorbimento o, viceversa, di altri che lo esaltano.
Questo vuol dire che non solo una certa sostanza deve essere presente nel suolo in una determinata quantità, ma deve trovarsi nella condizione adatta all'assorbimento. Se, poi, come si verifica nei suoli campani, sono presenti strati costituiti da materiale impermeabile, come la pozzolana, derivante dalle eruzioni vulcaniche che hanno originato gran parte dei suoli della Campania, qualunque tipo di sostanza "dispersa" nel suolo non può attraversare lo strato impermeabile, pertanto non potrà raggiungere, secondo questa via, le acque di falda sottostanti, comunemente utilizzate per l'irrigazione dei campi coltivati.




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